Jesse Cooper è un ragazzo allegro e appassionato, uno studente modello, innamorato del windsurf e della poesia. Vive intensamente i suoi diciassette anni, sebbene sia affetto da una gravissima disabilità: è tetra-plegico, non può parlare e soffre di continue crisi epilettiche. Una mattina di gennaio del 2005, quando la madre lo va a chiamare per portarlo a scuola, Jesse non si sveglia. Lei, Marianne, lo aveva scritto anni prima in un diario: “So che un giorno lo troverò morto nel suo letto”. Un’amara consapevolezza coltivata nel tempo, e il vuoto terribile lasciato dalla morte del figlio, che diventano però un’occasione per ripercorrere diciassette anni di faticosi successi, di quotidiane vittorie contro i pregiudizi. Con una scrittura viscerale, di grande forza narrativa, che non ha paura di mostrarsi vulnerabile e mescola con naturalezza il resoconto dell’odissea medica di Jesse ai momenti di felicità vissuti, Marianne Leone racconta come cambia la vita di una madre e di un padre dopo aver accompagnato un figlio speciale alla conquista di una vita normale. Un intenso memoir che, come scrive Davide Ferrario nella prefazione, “fa male quasi quanto il dolore originale di chi l’ha vissuto e scritto. Ma che, per uno di quegli inspiegabili miracoli della scrittura, si trasforma in una potente, irresistibile celebrazione della sopravvivenza”